Il commercio cinese prende sempre più piede in Europa, diffondendosi a macchia d’olio e piegando la ristorazione tradizionale: chiudono i bar tradizionali di Venezia. Dopo l'eccessiva chiusura forzata, arrivano delle misure di sicurezza impossibili, approntate dal pomposamente definito "Comitato tecnico - scientifico", dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Inail (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), i quali ne capiscono di sanità, però non ne capiscono affatto di economia e di mercato. Però, la colpa non è di queste istituzioni; che, effettivamente, non sono tenute a capirne di economia e di mercato. La colpa è del governo Conte e dei ministri. Loro sì che sono tenuti a capirne. Infatti, già la chiusura aveva costretto al fallimento alcune piccole realtà della ristorazione. Però, adesso, le nuove misure a base di disinfezioni, sanificazioni, distanziamenti, divisori in plexiglas, mascherine (qualcuno ha inventato persino una maschera con tanto di cannuccia per consentire di bere e, forse, chissà, di nutrirsi di soli liquidi, senza levarsela) e guanti causano e causeranno un'ondata di fallimenti di attività a gestione familiare che non riescono e n on riusciranno più a tirare avanti. A prendere il posto di questi gestori, sono i cinesi, con una faccia di bronzo che lascia sbalorditi visto lo scandaloso comportamento del governo comunista; prima, durante e dopo la pandemia. Comportamento che include anche il dare pareri e lezioni non richieste. Un esercente cinese così parlava al Corriere del Veneto: “La Cina ha usato un metodo rigidissimo per l’isolamento della popolazione. Qui invece si consiglia la mascherina solo a chi è ammalato e noi, che veniamo da una cultura in cui la si mette anche per evitare un banale raffreddore, non ne capiamo il motivo.“. Noi, invece, capiamo che, evidentemente, la democrazia non fa parte della "loro cultura", quella comunista. L'Italia è e deve restare una democrazia; non abbiamo bisogno né di pareri, né di lezioni da uno stato e da un governo comunisti; non ci piacciono nemmeno quei "sinistrorsi" piddini e pentastellati che vorrebbero imitare lo stato comunista cinese; e non vogliamo che venga imposta la museruola a nessuno. Però, c'è di più. Indubbiamente, le nuove misure di sicurezze sono delle direttive partorite da scienziati chiusi nell'idea della sicurezza più assoluta e completamente avulsi dalla realtà economica del Paese. Però, un governo degno di questo nome dovrebbe respingerle queste misure. E, l'attuale governo non è estraniato dalla realtà. Allora, ci diciamo, perché le accetta? Non sarà che, dopo la regolarizzazione degli immigrati, promossa dalla ministra delle politiche agricole alimentari e forestali,Teresa Bellanova (in quota al movimentino renziano Italia Viva), ci sarà la concessione del diritto di voto agli immigrati residenti? E, non sarà che i partiti del centrosinistra (PD, M5S, Italia Viva, Liberi e uguali) pensano alle comunità cinesi come prossimo serbatoio di voti? E, non sarà che i partiti del governo auspichino, magari, l'acquisto massiccio di bar e ristoranti da parte delle comunità cinesi finanziate dal Dragone comunista? Sicuramente, sono soltanto delle ipotesi, almeno per il momento. Però, potrebbe essere uno scenario realistico. Tutto ci lascia pensare di sì.

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giovedì 14 maggio 2020
Il Dragone divora i bar e i ristoranti, agevolato dalle misure di sicurezza impossibili
Il commercio cinese prende sempre più piede in Europa, diffondendosi a macchia d’olio e piegando la ristorazione tradizionale: chiudono i bar tradizionali di Venezia. Dopo l'eccessiva chiusura forzata, arrivano delle misure di sicurezza impossibili, approntate dal pomposamente definito "Comitato tecnico - scientifico", dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Inail (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), i quali ne capiscono di sanità, però non ne capiscono affatto di economia e di mercato. Però, la colpa non è di queste istituzioni; che, effettivamente, non sono tenute a capirne di economia e di mercato. La colpa è del governo Conte e dei ministri. Loro sì che sono tenuti a capirne. Infatti, già la chiusura aveva costretto al fallimento alcune piccole realtà della ristorazione. Però, adesso, le nuove misure a base di disinfezioni, sanificazioni, distanziamenti, divisori in plexiglas, mascherine (qualcuno ha inventato persino una maschera con tanto di cannuccia per consentire di bere e, forse, chissà, di nutrirsi di soli liquidi, senza levarsela) e guanti causano e causeranno un'ondata di fallimenti di attività a gestione familiare che non riescono e n on riusciranno più a tirare avanti. A prendere il posto di questi gestori, sono i cinesi, con una faccia di bronzo che lascia sbalorditi visto lo scandaloso comportamento del governo comunista; prima, durante e dopo la pandemia. Comportamento che include anche il dare pareri e lezioni non richieste. Un esercente cinese così parlava al Corriere del Veneto: “La Cina ha usato un metodo rigidissimo per l’isolamento della popolazione. Qui invece si consiglia la mascherina solo a chi è ammalato e noi, che veniamo da una cultura in cui la si mette anche per evitare un banale raffreddore, non ne capiamo il motivo.“. Noi, invece, capiamo che, evidentemente, la democrazia non fa parte della "loro cultura", quella comunista. L'Italia è e deve restare una democrazia; non abbiamo bisogno né di pareri, né di lezioni da uno stato e da un governo comunisti; non ci piacciono nemmeno quei "sinistrorsi" piddini e pentastellati che vorrebbero imitare lo stato comunista cinese; e non vogliamo che venga imposta la museruola a nessuno. Però, c'è di più. Indubbiamente, le nuove misure di sicurezze sono delle direttive partorite da scienziati chiusi nell'idea della sicurezza più assoluta e completamente avulsi dalla realtà economica del Paese. Però, un governo degno di questo nome dovrebbe respingerle queste misure. E, l'attuale governo non è estraniato dalla realtà. Allora, ci diciamo, perché le accetta? Non sarà che, dopo la regolarizzazione degli immigrati, promossa dalla ministra delle politiche agricole alimentari e forestali,Teresa Bellanova (in quota al movimentino renziano Italia Viva), ci sarà la concessione del diritto di voto agli immigrati residenti? E, non sarà che i partiti del centrosinistra (PD, M5S, Italia Viva, Liberi e uguali) pensano alle comunità cinesi come prossimo serbatoio di voti? E, non sarà che i partiti del governo auspichino, magari, l'acquisto massiccio di bar e ristoranti da parte delle comunità cinesi finanziate dal Dragone comunista? Sicuramente, sono soltanto delle ipotesi, almeno per il momento. Però, potrebbe essere uno scenario realistico. Tutto ci lascia pensare di sì.
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mercoledì 13 maggio 2020
Ecco come funziona la “piovra” cinese
di Graziano Davoli
La pandemia da COVID-19 ha risvegliato una parte di Occidente dal sonno eterno che ha impedito di distinguere gli alleati dagli avversari. Pochi leader coraggiosi hanno tirato giù il drappo che nascondeva al mondo l’immagine del Partito Comunista Cinese. Una mole smisurata, lunghi tentacoli che penetrano in ogni anfratto di realtà. Questa creatura l’anno prossimo compirà 100 anni, una manciata di sabbia al cospetto della storia, che è bastata ad alcuni studenti universitari per creare una vera e propria macchina burocratica. Il PCC si presentava inizialmente come aperto e flessibile, il suo sguardo era rivolto alle masse contadine, bastava giurare fedeltà alla causa rivoluzionaria e contribuirvi attivamente per entrarne a far parte. La mutazione cominciò con la nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, all’interno del partito sorsero gli “intellettuali” ai quali era richiesto semplicemente di conoscere alla perfezione i principi del “Libretto rosso”. Nel 1978 Deng Xiapoing attuò alcune riforme economiche che aprirono il paese all’economia di mercato, gli “intellettuali” si trasformarono in “tecnocrati”. La leadership di Jiang Zemin trasformò il PCC nella piovra che conosciamo oggi. La cosiddetta dottrina delle tre rappresentanze permise al partito di affondare i propri tentacoli nella filiera produttiva; nel mondo della cultura dando al marxismo una dimensione nazionale ma soprattutto nella vita dei cinesi che non avrebbe più lasciato. Gli scandali che portarono al potere Xi Jinping permisero al partito di rafforzare le proprie spire, lo studio delle teorie marxiste venne imposto negli atenei universitari e vennero istituite alcune attività “ricreative” (ovviamente obbligatorie) legate al cosiddetto “turismo rosso”. Il PCC è l’unico vero ascensore sociale per i giovani cinesi che aderendovi possono accedere a professioni meglio retribuite, proprio per questo chi desidera entrarvi è sottoposto ad una rigorosa selezione. Occorre presentare domanda all’unità locale e deve essere scritta rigorosamente a mano per dimostrare buona volontà. Successivamente i candidati vengono formati dalle organizzazioni giovanili per diventare membri. Dopo un anno di formazione il candidato deve ricevere il sostegno di due membri ufficiali, si trova così ad affrontare un periodo di prova nel quale partecipa alle riunioni senza votare. Viene dunque “educato”dai gruppi di partito fino al giuramento. Comincia la scalata ai vertici. Attualmente il partito conta all’incirca 90 milioni di membri, tuttavia pochissimi ascendono al Congresso Nazionale, l’unica forma di democrazia interna. I suoi membri si riuniscono ogni cinque anni a Pechino e hanno il compito di deliberare le linee guida del partito, di eleggere gli organi superiori, di rinnovare la costituzione e di approvare il rapporto politico del leader uscente. Chi si distingue all’interno del Congresso Nazionale entra a far parte del Comitato Centrale che si riunisce una volta all’anno in sessione plenaria. Le sessioni sono in tutto sette. La prima esprime gli organi principali: Politburo, Comitato Permanente e Segretario Generale. La seconda si occupa delle nomine di stato. La terza decreta le riforme economiche. La quarta determina la governance. La quinta rinnova i piani quinquennali. La sesta si occupa del rinnovo dell’apparato ideologico. La settima approva gli emendamenti allo statuto del PCC. Il Comitato Centrale elegge i 25 membri del Politburo, il centro decisionale, che si riunisce ogni due mesi. Il Comitato Permanente del Politburo ha pari importanza. I suoi sette membri vengono eletti ogni cinque anni e si riuniscono una o due volte alla settimana. Le decisioni al suo interno devono essere unanimi. Infine vi è il Segretario generale che ricopre il ruolo di presidente della Repubblica Popolare Cinese e della Commissione militare centrale. Non stupisce l’amore disperato del governo per Pechino. Il suo azionista di maggioranza possiede una struttura simile. Un capo indiscusso ai vertici che fa il bello e il cattivo tempo attraverso una piattaforma online, unico barlume di democrazia interna offuscato da continui problemi sistemici ogni volta che si vota in difformità con la linea ufficiale.
Fonte: L'Occidentale
domenica 10 maggio 2020
1 / C'è una barbarie nel pianeta: è il comunismo cinese - dal 1921 al 1945
(Un proprietario terriero cinese viene giustiziato da un soldato comunista a Fukang, in Cina)
In tutta la sua storia, durata oltre ottanta anni, ogni cosa che il partito comunista cinese ha toccato è stata cosparsa di menzogne, guerre, carestie, tirannia, massacri e terrore. Le fedi e i principi tradizionali sono stati distrutti con la violenza. I concetti etici originali e le strutture sociali sono state disintegrate con la forza. L’empatia, l’amore e l’armonia fra il popolo sono stati trasformati in lotta e odio. La venerazione e l’attenzione verso il cielo e la terra sono stati sostituiti da un desiderio arrogante di «lottare contro il cielo e la terra». Ciò ha avuto come risultato il totale collasso sociale, morale ed ecologico, nonché una profonda crisi del popolo cinese e per l’intera umanità. Tutte queste calamità sono state provocate con una deliberata programmazione, organizzazione e controllo da parte del partito comunista cinese. Come recita una famosa poesia cinese «Profondamente io sospiro, ma invano, per i fiori che cadono». Speriamo che la fine per il comunismo cinese sia vicina. Speriamo che i suoi giorni siano contati. crede che i tempi siano ora maturi – prima del crollo totale del PCC – per riflettere su ciò che è successo e per denunciare completamente come il più vasto culto settario della storia abbia incorporato la malvagità di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Noi speriamo che coloro che sono ancora tratti in inganno dal PCC distinguano chiaramente la sua natura, si purifichino dal veleno instillato nei loro spiriti, liberino le loro menti dal controllo del male e liberino sé stessi dalle catene del terrore, abbandonando per sempre tutte le illusioni nei suoi confronti. Il dominio del partito comunista cinese è la pagina più buia della storia cinese del XX e del XXI secolo. Crediamo che conoscendo la vera storia del partito comunista cinese possiamo aiutare a prevenire che altre tragedie simili accadano nuovamente. Sì, perché la codardia e la volontà di compromesso dell'Unione Europea e di questo governo italiano equivalgono alla complicità A differenza di quanto avvenuto in occidente e in Russia, il movimento comunista cinese non nacque da una scissione e dalla frattura con una precedente tradizione socialdemocratica, ma direttamente sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. Il partito comunista cinese condivise l’esperienza del partito comunista dell’Unione Sovietica di una conquista politica violenta e della dittatura del proletariato e seguì le istruzioni del partito sovietico riguardo la linea politica, quella intellettuale e quella organizzativa. Il partito comunista cinese copiò i segreti e i metodi tramite i quali un’organizzazione esterna e illegale poté sopravvivere, adottando misure di controllo e di sorveglianza estreme. L’Unione Sovietica fu la spina dorsale e il padrino del partito comunista cinese. l'accademico e bibliotecario Li Dazhao o Li Ta-chao (李大釗T, 李大钊S, Lǐ DàzhāoP; Contea di Laoting, 29 ottobre 1888 – Pechino, 28 aprile 1927) fondò a Pechino la "Società della Cina giovane" e nell'ottobre del 1918 organizzò la "Società per lo studio del marxismo" all'interno della biblioteca universitaria della capitale cinese, dove un giovane Mao Zedong o Mao Tse-tung (毛澤東T, 毛泽东S; Shaoshan, 26 dicembre 1893 – Pechino, 9 settembre 1976) si era trasferito da poco per lavorare come assistente bibliotecario. Nel 1921, il PCC venne fondato nella Concessione francese di Shanghai da Li Dazhao e Chen Duxiu. "I comunisti disdegnano di celare le loro idee e i loro scopi. Essi dichiarano apertamente che i loro fini possono essere raggiunti solo rovesciando con la forza tutte le condizioni sociali esistenti". Questa citazione è presa dal paragrafo conclusivo del Manifesto del partito comunista, il più importante documento del partito comunista. La violenza è l’unico ed esclusivo mezzo tramite il quale il partito comunista ha raggiunto il potere. Il partito comunista cinese (PCC) ereditò naturalmente la volontà di violenza, unendola, come vedrete, alla menzogna. Tra il 16 e il 23 luglio 1922, il PCC organizzò il suo II Congresso nazionale a Shanghai: fu approvata l'iscrizione all'Internazionale Comunista e fu redatta una dichiarazione nella quale si analizzava la natura semi-coloniale e semi-feudale della società cinese e si rafforzavano gli ideali leninisti.Al termine dei lavori Inoltre, Chen Duxiu fu riconfermato segretario del Comitato centrale. La posizione dell'Internazionale comunista per quanto riguarda i Paesi colonizzati, che fu fatta propria dai cinesi, chiedeva ai nascenti partiti comunisti di cercare un'alleanza opportunista con la borghesia nazionale. Pensavano che la rivoluzione comunista doveva essere preceduta da una fase democratico-borghese, che avrebbe spazzato via ogni residuo di feudalismo e gettato le basi di un'economia moderna. Inevitabilmente questa posizione portò alla ricerca di un accordo con il fondatore del partito nazionalista Kuomintang, Sun Yat-sen (Xiangshan, 12 novembre 1866 – Pechino, 12 marzo 1925). Di conseguenza, nel 1924, il Kuomintang e il Partito Comunista Cinese formarono il Primo Fronte Unito, dal 1924 al 1927. Il comunismo cinese, come ogni comunismo, deve mentire. Per avvantaggiarsi della classe lavoratrice, il PCC le ha conferito i titoli come “la classe più avanzata”, “la classe altruista”, “la classe guida” e “i pionieri della rivoluzione proletaria”. Quando il partito comunista cinese ebbe bisogno dei contadini promise “terra agli agricoltori”. Quando il partito comunista ebbe bisogno della borghesia li chiamò “i compagni di viaggio della rivoluzione proletaria” e promise loro “una repubblica di tipo democratico”. Quando i nazionalisti del Kuomintang si difesero ed il partito comunista cinese venne quasi sterminato dal KMT, i comunisti gridarono forte “i cinesi non combattono i cinesi”. Però, appena la guerra contro il Giappone si concluse, il PCC rivolse tutte le sue forze contro il KMT e rovesciò il suo governo. Similmente il PCC eliminò la classe borghese dopo aver assunto il controllo della Cina e alla fine trasformò i contadini e gli operai in un proletariato senza alcuna risorsa economica. La nozione di "fronte unito" è un tipico esempio delle menzogne che il PCC ha raccontato. Al fine di vincere la guerra contro il KMT, il PCC si allontanò dalle sue tattiche abituali, adottando una “politica di unità temporanea” con i suoi nemici di classe, ossia i proprietari terrieri e i ricchi agricoltori. Tuttavia nel 1927 il generale Chiang Kai-shek (蔣中正T, Jiǎng JièshíP) (Xikou, 31 ottobre 1887 – Taipei, 5 aprile 1975) comprese la doppiezza del partito comunista cinese e la natura ambigua dell'accordo con esso. Perciò, con l'attacco di Shanghai, il 12 aprile 1927, ai danni del partito comunista cinese (PCC), delle sue forze e dei suoi militanti civili, il Kuomintang (KMT), ovvero il partito nazionalista cinese, impedì qualsiasi presa di potere da parte dei comunisti nella Repubblica di Cina. Il PCC ha sempre insegnato alla sua gente che Chiang Kai-shek tradì il movimento comunista. In realtà il PCC si comportò come un parassita. Cooperò con il KMT al solo scopo di allargare la sua influenza sfruttando il Fronte Unito. Dall’ottobre 1933 al gennaio 1934, il Partito Comunista subì una totale sconfitta. Nella quinta operazione militare del KMT, che mirava a circondare ed annientare il PCC, il PCC perse una dopo l’altra le sue roccaforti nelle campagne. Con la zona sotto il suo controllo che si restringeva continuamente, il grosso dell’Armata Rossa comunista dovette fuggire. Questa è la vera origine della “lunga marcia”. La “lunga marcia” (ossia una gigantesca ritirata militare) mirava in realtà a spezzare l’accerchiamento e a scappare verso la Mongolia e la Russia lungo un arco che prima andava a ovest e poi a nord. Una volta arrivato, il PCC aveva la possibilità di fuggire in Unione Sovietica in caso di sconfitta. Mentre era sulla strada della Mongolia il PCC incontrò grandi difficoltà. Scelsero di passare dal Jiangxi allo Shaanxi . Un anno più tardi, quando il PCC arrivò finalmente a Shanbei (provincia del nord dello Shaanxi) la forza principale dell’Armata Rossa Centrale era scesa da 80.000 a 6.000 uomini. Il 7 luglio 1937, però iniziò la seconda guerra sino-giapponese, tra la Repubblica di Cina e l'Impero giapponese. Il PCC che prima aveva istiga la rivolta puntando i fucili contro Chiang Kai-shek, attuò una giravolta. In questo modo, non solo il PCC sfuggì a una crisi militare che lo avrebbe disintegrato, ma usò un’opportunità per stringere una seconda alleanza con il governo del KMT, il Secondo Fronte Unito. I libri di testo del PCC raccontano che il partito comunista cinese condusse la Cina alla vittoria nella guerra contro i giapponesi. Quando la guerra sino-giapponese esplose, il KMT nazionalista aveva circa 4 300 000 soldati suddivisi in 515 divisioni di vario tipo. Nel 1937 le divisioni operative erano 170, ciascuna con una forza di 4 000-5 000 soldati. Le due principali armate ("Ottava Armata della Strada" e "Nuova Quarta Armata") del PCC più altre unità irregolari, assommavano a circa 1 300 000 soldati. e la loro forza era ulteriormente indebolita dalle polemiche interne. Il PCC comprese che se avesse dovuto affrontare i giapponesi in battaglia il suo potere sarebbe diminuito. Agli occhi del PCC il punto fondamentale de “l’unità nazionale” non era quello di assicurare la sopravvivenza della nazione cinese, bensì di sostenere ed accrescere il proprio potere. Perciò, durante la sua collaborazione con il KMT il PCC esercitò una politica interna ufficiosa secondo la quale bisognava dare priorità alla lotta per il potere politico. Perciò, da un lato, ufficialmente, il PCC affermava di combattere praticamente spalla a spalla con il KMT per sconfiggere gli invasori giapponesi. Mentre dall'altro lato, il PCC esortava la gente nelle zone controllate dall'alleato KMT a ribellarsi chiamando “i lavoratori a scioperare, i contadini a sabotare, gli studenti a boicottare gli studi, i poveri ad abbandonare il lavoro e i soldati a ribellarsi” così da rovesciare il governo nazionalista. Sebbene il PCC sventolasse la bandiera della resistenza contro i giapponesi, teneva le truppe lontani dalle linee del fronte. Ad eccezione di alcune battaglie, come quella combattuta al Passo di Pingxing, il contributo del PCC alla guerra contro i giapponesi fu molto scarso. Invece impiegarono i loro sforzi per espandere le proprie basi. Quando i giapponesi si arresero, il PCC reclutò i soldati che si arrendevano nel proprio esercito, passando dai 100 000 membri del 1937 a 1 200 000 del 1945. L’esercito del KMT era praticamente solo sulle linee del fronte mentre combatteva i giapponesi. L'esercito del KMT fu coinvolto in 22 battaglie principali, molte delle quali videro impegnati più di 100 000 uomini per parte, 1 171 battaglie minori, molte delle quali con 50 000 uomini coinvolti, e 38 931 scontri di minore importanza. Una valutazione del numero di azioni condotte dalle truppe sotto il controllo del partito comunista cinese è invece decisamente problematica, trattandosi principalmente di azioni di "guerriglia" svolte soprattutto nelle zone rurali della Cina. Invece, il PCC costantemente proclamò che il KMT non aveva resistito ai giapponesi, e che fu il PCC a condurre la grande vittoria nella guerra sino-giapponese. In realtà, ogni sforzo del PCC fu teso ad espandendo il proprio territorio a spese del KMT nazionalista, in qualsiasi modo. Quando l’ex presidente statunitese Herbert Hoover raccomandava il libro Enemy Within [Il Nemico all’Interno, ndt] di padre Raymond J. De Jaegher, aveva commentato che il libro metteva a nudo il terrore contenuto nei movimenti comunisti. Lo raccomandava a tutti coloro che volevano capire una tale forza violenta nel mondo. n questo grande libro De Jeagher racconta di come il PCC abbia usato la violenza per terrorizzare le persone e sottometterle. Ad esempio, un giorno il Partito Comunista ha chiesto a tutti di andare nella piazza del villaggio. I maestri hanno portato i bambini dalla scuola alla piazza. Lo scopo dell’adunata era quello di farli assistere all’uccisione di 13 giovani patrioti. Dopo aver esposto le false accuse imputate alle vittime, i leader comunisti hanno ordinato agli insegnanti terrorizzati di far cantare ai bambini canti patriottici. Ad apparire sul palcoscenico nel sottofondo delle canzoni non erano ballerini, ma il carnefice con in mano un coltello affilato. Era un giovane robusto soldato comunista dalle braccia forti. Il soldato è andato dietro alla prima vittima, con un gesto rapido ha alzato il coltello affilato con un taglio diretto verso il basso, e la prima testa è caduta a terra. Il sangue spruzzava come da una fontana, mentre la testa rotolava al suolo. Il canto isterico dei bambini si è trasformato in un pianto caotico e assordante. Gli insegnanti tenevano il ritmo per cercare di farli continuare a cantare; nel frastuono si sentiva il tintinnio della loro campanella. Il boia ha colpito per tredici volte e tredici teste sono cadute a terra. Dopo di ciò, alcuni soldati comunisti sono arrivati, hanno tagliato i toraci delle vittime e hanno tirato fuori i loro cuori per la festa. Una tale brutalità è stata messa in atto di fronte ai bambini. Tutti i ragazzi erano pallidi per la paura, e alcuni hanno cominciato a vomitare. L’insegnante ha rimproverato i bambini, e dopo averli disposti per file li ha riportati a scuola. Padre De Jaegher vedeva spesso i bambini costretti ad assistere alle uccisioni. I bambini avevano cominciato ad abituarsi agli omicidi sanguinosi, alcuni avevano addirittura cominciato a divertirsi e a trovare eccitanti le scene di morte. Quando il PCC ha capito che il semplice omicidio non risultava abbastanza terrificante ed eccitante, invitò i bambini ad assistere a torture crudeli. Per esempio, forzavano qualcuno ad inghiottire un’enorme quantità di sale senza concedergli di bere, la vittima avrebbe sofferto la sete fino a morire; o spogliavano totalmente qualcuno facendolo rotolare sui vetri rotti; o creavano un buco in un fiume gelato e poi gettavano la vittima nel buco, così che sarebbe morta soffocata o congelata. De Jaegher ha scritto che alcuni membri del PCC nella provincia di Shanxi hanno inventato una tortura terribile. Un giorno mentre vagavano per la città, si sono fermati di fronte a una tinozza gigante piena di acqua calda davanti a un ristorante. Subito avevano comprato diverse tinozze giganti, e immediatamente hanno arrestato diverse persone contrarie al Partito Comunista. Durante l’esperimento, avevano riempito le tinozze di acqua calda bollente. Tre vittime erano state spogliate e gettate là dentro a bollire fino alla morte. A Pingshan De Jaegher ha visto un padre essere scorticato vivo. I membri del PCC avevano costretto il figlio ad assistere e a partecipare all’inumana tortura, a vedere il padre morire tra dolori disumani e a sentire le sue grida. I membri del PCC avevano versato aceto e acido sopra il corpo del padre e così la sua pelle era stata tolta completamente. Hanno cominciato dalla schiena, poi sono passati alle spalle fino a che ebbero tolto tutta la pelle, lasciando intatta solo la pelle del capo. L’uomo era morto dopo pochi minuti.
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