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lunedì 18 maggio 2020

No alle mascherine: sono il simbolo del controllo sociale



La maschera per il viso imposta dalle autorità politiche italiane contro il Covid-19 è diventata, negli Stati Uniti, molto di più di un presidio medico. È un simbolo di responsabilità civile per Nancy Pelosi, la speaker democratica della Camera dei rappresentanti statunitense, mentre per i repubblicani è il simbolo di uno Stato invadente e irrispettoso delle libertà individuali. Il presidente Donald Trump ha di recente visitato una fabbrica in Arizona e ha rifiutato di indossare una maschera, così come il suo vice Mike Pence non l'ha messa in Minnesota. Un recente sondaggio The Associated Press-Norc Center for Public Affairs Research indica il 76% dei democratici inclini a indossare la maschera quando escono di casa contro il 59% dei repubblicani. Politico argomenta che la maschera è "in linea con chi ha una visione collettivistica del mondo, opposta a chi crede nell'individualismo". La conduttrice televisiva di destra, Laura Ingraham, considera le maschere coem un "tentativo di controllo sociale su larghe fette della popolazione". E' una questione che dovremmo valutare attentamente anche qui in Italia. E' vero che, la mascherina è, in linea generale, uno strumento medico per tutelare la salute. Però, nell'insistenza del governo presieduto da Giuseppe Conte, del PD, del Movimento Cinque Stelle c'è un eccesso di fanatismo. Hanno diviso la popolazione italiana in "bravi" (quelli che indossano sempre e comunque le maschere) e "cattivi" (quelli che non le indossano). Puntando, magari, a porre le basi per instaurare in Italia un sistema illiberale di società e di stato, sul modello di quelli comunisti cinesi. Gli italiani dovrebbero fare capire a questi fanatici della mascherina, scrivendoglielo sui social networks, che, se mettono misure di sicurezza scarsamente rispettose delle libertà individuali e frenanti della ripresa economica (saremmo curiosi di conoscere chi è che andrà in un ristorante per una cena romantica bardato con guanti e mascherina, come in una camera operatoria?), non verranno rivoltati. 

giovedì 14 maggio 2020

Il Dragone divora i bar e i ristoranti, agevolato dalle misure di sicurezza impossibili

 

Il commercio cinese prende sempre più piede in Europa, diffondendosi a macchia d’olio e piegando la ristorazione tradizionale: chiudono i bar tradizionali di Venezia. Dopo l'eccessiva chiusura forzata, arrivano delle misure di sicurezza impossibili, approntate dal pomposamente definito "Comitato tecnico - scientifico", dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Inail (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), i quali ne capiscono di sanità, però non ne capiscono affatto di economia e di mercato. Però, la colpa non è di queste istituzioni; che, effettivamente, non sono tenute a capirne di economia e di mercato. La colpa è del governo Conte e dei ministri. Loro sì che sono tenuti a capirne. Infatti, già la chiusura aveva costretto al fallimento alcune piccole realtà della ristorazione. Però, adesso, le nuove misure a base di disinfezioni, sanificazioni, distanziamenti, divisori in plexiglas, mascherine (qualcuno ha inventato persino una maschera con tanto di cannuccia per consentire di bere e, forse, chissà, di nutrirsi di soli liquidi, senza levarsela) e guanti causano e causeranno un'ondata di fallimenti di attività a gestione familiare che non riescono e n on riusciranno più a tirare avanti. A prendere il posto di questi gestori, sono i cinesi, con una faccia di bronzo che lascia sbalorditi visto lo scandaloso comportamento del governo comunista; prima, durante e dopo la pandemia. Comportamento che include anche il dare pareri e lezioni non richieste. Un esercente cinese così parlava al Corriere del Veneto: “La Cina ha usato un metodo rigidissimo per l’isolamento della popolazione. Qui invece si consiglia la mascherina solo a chi è ammalato e noi, che veniamo da una cultura in cui la si mette anche per evitare un banale raffreddore, non ne capiamo il motivo.“. Noi, invece, capiamo che, evidentemente, la democrazia non fa parte della "loro cultura", quella comunista. L'Italia è e deve restare una democrazia; non abbiamo bisogno né di pareri, né di lezioni da uno stato e da un governo comunisti; non ci piacciono nemmeno quei "sinistrorsi" piddini e pentastellati che vorrebbero imitare lo stato comunista cinese;  e non vogliamo che venga imposta la museruola a nessuno. Però, c'è di più. Indubbiamente, le nuove misure di sicurezze sono delle direttive partorite da scienziati chiusi nell'idea della sicurezza più assoluta e completamente avulsi dalla realtà economica del Paese. Però, un governo degno di questo nome dovrebbe respingerle queste misure. E, l'attuale governo non è estraniato dalla realtà. Allora, ci diciamo, perché le accetta? Non sarà che, dopo la regolarizzazione degli immigrati, promossa dalla ministra delle politiche agricole alimentari e forestali,Teresa Bellanova (in quota al movimentino renziano Italia Viva), ci sarà la concessione del diritto di voto agli immigrati residenti? E, non sarà che i partiti del centrosinistra (PD, M5S, Italia Viva, Liberi e uguali) pensano alle comunità cinesi come prossimo serbatoio di voti? E, non sarà che i partiti del governo  auspichino, magari, l'acquisto massiccio di bar e ristoranti da parte delle comunità cinesi finanziate dal Dragone comunista? Sicuramente, sono soltanto delle ipotesi, almeno per il momento. Però, potrebbe essere uno scenario realistico. Tutto ci lascia pensare di sì.