lunedì 4 maggio 2020

La Cina comunista è il nemico dell'Occidente



Ieri come oggi, la Cina è il nemico che l'Occidente deve prepararsi ad affrontare. Sì, perché non solo la Cina non ha mai abbandonato la propria identità comunista dopo la campagna di “riforma e apertura” del 1978, ma dopo la salita al potere di Xi Jinping tale identità è stata rinsaldata. Gli studiosi, i gionalisti e gli uomini politici occidentali che credono che la Cina non sia più comunista commettono un errore fatale. Essi lo commettono o perché appartengono a partiti che occupano lo spazio politico del centrosinistra (come il Partito Democratico italiano e, soprattutto, il Movimento Cinque Stelle) o per superficialità. Infatti, anche dopo il 1978, i leader cinesi non hanno mai negato l’identità comunista del sistema politico cinese. I leader del Partito dedicano, appunto, lunghe ore allo studio dei motivi per cui l’Unione Sovietica è crollata. Uno di questi, secondo Xi Jinping, è stato la critica nei confronti di Stalin. La Cina, ha insiste Xi, non deve "mai dimenticare gli insegnamenti del presidente Mao, di Lenin e di Stalin" e non cedere alla tentazione di criticare Mao come alcuni leader sovietici hanno fatto con Stalin. Xi, insieme ai suoi predecessori, ritiene che Mao sia "un grande marxista" e che "i suoi successi occupano il primo posto". Mentre, la base dell’autorità comunista non è mai scomparsa. Ogni attività politica e sociale è controllata dal PCC secondo un rigido modello leninista e stalinista. Anche, l'approdo all'economia di mercato è più un camuffamento ad uso degli occidentali che qualcosa di autentico. In quanto, in ogni attività privata, comprese le sezioni cinesi di imprese straniere, il PCC inserisceo una cellula del Partito, il cui potere è parallelo e spesso maggiore di quello del management. Xi Jinping considera che, proprio come con la Nuova politica economica (NPE) di Lenin inaugurata nel 1921, in Cina con Deng Xiaoping si è resa necessaria una deviazione temporanea attraverso l'economia di mercato, a causa della povertà del Paese. Non a caso, La propaganda continua a seguire modelli sovietici e maoisti». Giornalisti e scrittori, secondo Xi Jinping, debbono «amare il Partito, proteggere il Partito e servire il Partito». Xi parla anche di Internet: ciascuna università deve fornire una quota di persone per raggiungere il numero di dieci milioni e mezzo di «volontari che civilizzino Internet», in altre parole di troll che invadano i social media a livello internazionale per martellarvi la propaganda del PCC. Così come quella che Xi denomina come "campagna contro la corruzione". In Occidente si equivoca, spesso volutamente, sul suo significato. Benché alcuni dirigenti locali siano stati arrestati per aver accettato delle tangenti, In realtà, la campagna è contro la "corruzione ideologica", contro chi non è abbastanza marxista. Coloro che non dedicano tempo a studiare il marxismo e i lavori di Xi Jinping, possono, dunque, finire nei campi di rieducazione o in carcere. Anche la vita quotidiana è gestita dal PCC, in ogni settore. A questo proposito, Xi Jinping ha a propria disposizione strumenti tecnologici quali il riconoscimento facciale e database enormi che consentono il sistema di credito sociale. A questo punto facciamo una brevissima digressione: quanto abbiamo appena affermato non vi ricorda il modo antiliberale (ci riferiamo, per esempio, all'irruzione della STASI - acronimo con cui si denominava la polizia politica della repubblica comunista tedesca - in versione italiana in una chiesa) in cui Giuseppe Conte e Luigi Di Maio stanno, secondo loro, "affrontando" l'epidemia del coronavirus? Rifletteteci. Sia l'irruzione in una chiesa che la chiusura delle scuole, operate dal governo purtroppo attualmente in carica sono "casualmente" coerenti (in scala ridotta, logicamente, perché il sistema è quello dello sfogliamento della cipolla) con due delle "direttive" del comunismo cinese. In uno dei suoi discorsi più importanti a proposito della religione, Xi Jinping ha presentato se stesso e il PCC come "atei marxisti inflessibili". Egli considera tutte le religioni, ma il Cattolicesimo, ed il Cristianesimo in generale, più delle altre, come potenziali nemici del Partito, che per il momento debbono essere controllati strettamente e nel lungo periodo eliminati. I membri del PCC vengono espulsi dal Partito non solo se hanno una qualsivoglia forma di credo religioso, ma anche se hanno familiari o amici stretti che siano credenti. Xi Jinping afferma che il marxismo è una “fede” e come tale incompatibile con tutte le altre forme di fede. Mentre, con Xi Jinping, lo studio del marxismo-leninismo è più importante di prima e bisogna studiare anche il pensiero proprio di Xi. I docenti che mostrino una qualche forma di critica o di indipendenza perdono il posto o “scompaiono”, ma vengono liquidati anche campi considerati inoffensivi ma “non utili” per il PCC, per esempio lo studio accademico della poesia cinese prerivoluzionaria. È vero che Xi ama citare la millenaria “cultura cinese”, ma è soltanto un ulteriore camuffamento per gli occidentali che ci credono, per stupidità, e per quelli che vogliono crederci, per ideologia o per guadagno. Alla luca di tutto questo è intollerabile ed inaccettabile La “coesistenza” fra società occidentale e società comunista. Noi, i conservatori, gli anticomunisti, i cristiani, siamo avversari giurati del comunismo, e perciò della Cina. Lo scontro sarà dai punti di vista, politico, economico, ideologico, sarà uno scontro permanente. Dal punto di vista politico la diplomazia cinese (attualmente la maggior macchina diplomatica al mondo) è al lavoro per guadagnarsi amici, non necessariamente comunisti, che condividano la critica del PCC ai valori occidentali, cattolici e conservatori. In Italia, come abbiamo già affermato, il Partito Democratico italiano, guidato da Nicola Zingaretti e il Movimento Cinque Stelle diretto da Luigi Di Maio (e, perciò, anche l'attuale governo purtroppo in carica), corrispondono, sia i partiti che i due uomini, all'identikit di "volenterosi amici" della Cina comunista. Con il disgraziato accordo della Via della Seta tra Italia e Cina la propaganda cinese si spinge oltre, con gli uomini politici italiani che sono stati invitati e hanno mangiato e bevuto nei “corsi di istruzione”. Crediamo che l'Occidente debba sostenere vigorosamente sia la dissidenza democratica a Hong Kong che la Cina nazionalista di Formosa. L'obiettivo fondamentale dell'Occidente deve essere la caduta irrevocabile di Xi e il crollo altrettanto irrevocabile del comunismo cinese. Finché ciò non avverrà la Cina è e sarà sempre il nemico dell'Occidente.

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