domenica 3 maggio 2020

L’Italia è alleata di uno stato – canaglia comunista



Innanzitutto, spieghiamo che cos’è uno stato – canaglia. Stato canaglia ("rogue state") è un'espressione utilizzata da alcuni teorici anglosassoni di scienze politiche all'inizio del XXI secolo per riferirsi a taluni Stati considerati una minaccia al resto del mondo. Il significato base del termine rogue è quello di "persona senza princìpi, inaffidabile". Nel linguaggio politico di lingua anglosassone, "rogue state" esplicita questa condizione di stato che è giusto tenere ai margini dalla comunità. Un "rogue state" è uno Stato che deve essere isolato dalla comunità internazionale degli Stati. Il termine "canaglia" è una libera interpretazione italiana che dell'inglese "rogue" sottolinea soprattutto l'aspetto di disonestà del soggetto cui si applica. "Canaglia" in italiano si può definire come "malvagio". Il concetto implica alcuni criteri distintivi, come il fatto di avere una forma di governo totalitaria che intraprenda azioni in aperta violazione dei diritti umani, il fatto di sponsorizzare il terrorismo e la tendenza a mettere a rischio l’esistenza degli altri popoli. Non ci interessa, particolarmente, conoscere se questa pandemia sia nata da una scarsissima igiene alimentare cinese (alcuni dei contagiati a Wuhan erano collegati al mercato dell’umido e degli animali, mentre alti non lo erano) o se sia un frutto avvelenato degli errori dei loro scienziati. Un paese che prima nasconda un’epidemia e poi non fornisca sufficienti informazioni sulla gravità dell’epidemia stessa è uno stato – canaglia. Guardiamo agli eventi. Nel novembre del 2019, il 17, viene registrato il primo caso di contagio accertato da COVID-19: si tratta di un cinquantacinquenne della provincia dello Hubei. Inizialmente il virus non è stato riconosciuto come un nuovo tipo di coronavirus e la notizia è stata divulgata dal governo cinese solamente il 13 gennaio 2020. Al di là che il virus sia stato riconosciuto oppure no come un nuovo tipo ci coronavirus non modifica la sostanza del discorso Soltanto l’aver atteso quasi due mesi per diffondere la notizia qualifica la Cina comunista come uno stato – canaglia. Procediamo negli eventi. Il 1° dicembre del 2019, il primo paziente noto inizia a manifestare i sintomi. E, nello stesso mese, dall’8 al 18 vengono registrati sette casi successivamente diagnosticati come un nuovo coronavirus. Però, è soltanto il 12 gennaio 2020 che l'emittente televisiva statale cinese CCTV ha riferito in una trasmissione del 12 gennaio 2020 che "un nuovo focolaio virale è stato rilevato per la prima volta nella città di Wuhan, in Cina, il 12 dicembre 2019.". Arriviamo al 31 dicembre 2019, quando l'Organizzazione mondiale della sanità viene informata dalle autorità cinesi di una serie di casi simili alla polmonite nella città di Wuhan, con origine probabile da un mercato di pesce e animali della città stessa. Però, è soltanto il 26 gennaio 2020 che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) rettifica il proprio documento in merito al virus e, alza il livello di pericolosità della Cina a "Molto Alto". Gli avvenimenti sono, dunque, impietosi sia per la Cina comunista che per l’Organizzazione mondiale della sanità. non è pensabile che gli scienziati di Pechino non abbiano valutato con attenzione le eventuali conseguenze di una sua possibile diffusione fuori dai confini cinesi. Non è possibile che non abbiano valutato la possibilità che quel tipo particolare di coronavirus potesse trasformarsi in una pandemia. Vediamo ancora. L’atteggiamento gravissimo sia della Cina comunista che dell’Organizzazione mondiale della sanità causa effetti deleteri riguardo allasoglia d’attenzione nei riguardi del coronavirus. Infatti, il 17 gennaio 2020 Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) pone il livello di rischio circa la possibilità che il virus raggiunga l'Europa solo a "moderato". Vengono stabiliti soltanto dei controlli negli aeroporti internazionali. Ed è soltanto il 22 gennaio 2020 che l governo comunista cinese mette in quarantena la città di Wuhan (con una popolazione di 11 milioni di persone), espandendo successivamente la misura a quasi tutta la provincia di Hubei, raggiungendo le 60 milioni di persone in quarantena. Così come è solo il 23 gennaio 2020 che le autorità di Wuhan decidono di chiudere l'aeroporto. Mentre, con un immenso, colpevole, ritardo l'OMS, il 30 gennaio 2020, in una conferenza straordinaria di aggiornamento sullo stato della sanità globale in merito al virus che prende il nome di 2019-nCoV ARD, dichiara ufficialmente tale virus un rischio per la salute pubblica. Da questo momento, la seconda parte della vicenda della pandemia del di COVID-19 è la storia dei morti e dei contagiati a livello mondiale. Mentre, per noi italiani, è la storia del calvario e del martirio della nostra Patria. Calvario e martirio di cui il colpevole è il governo comunista cinese, è lo stato – canaglia della repubblica pèopolare. Dunque, se uno stato deliberatamente compie atti in modo da danneggiare un intero popolo commette un atto d’aggressione. Milioni di persone rinchiuse in casa, milioni di disoccupati, milioni di uomini e donne trasformati in ombre mascherate, migliaia di morti, l’economia italiana allo sbando, distrutta, sono decisamente un atto d’aggressione contro l’Italia. Evitare deliberatamente – per meri interessi economici – di avvisare il mondo del rischio di una devastante pandemia è un atto d’aggressione. Perciò, la Cina comunista è uno stato – canaglia. La Cina comunista non è affatto la salvatrice del mondo (come cercano di dimostrare i telegiornali e i quotidiani che prendono per oro colato le “veline” del governo italiano di centrosinistra, amico fraterno di Pechino) ma è quel paese che con il suo comportamento criminale ha condannato l’Italia e il suo popolo a questo flagello. Invece vediamo il leader cinese, il governo comunista cinese, vantarsi di aver sconfitto il virus mortale, lo sentiamo usare decine di migliaia di morti per fare una raggelante propaganda sulle qualità tecnologiche cinesi. La Cina comunista dovrebbe risarcire ogni paese colpito dall’epidemia, dovrebbe essere esclusa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed il suo seggio dovrebbe essere riassegnato a Formosa, dovrebbe essere impedito alle imprese italiane di delocalizzare in Cina, dovrebbero essere congelati i beni della repubblica popolare in Occidente fino al completo recupero dei danni. E, pensiamo che, purtroppo, in Italia c’è chi ringrazia la Cina per le mascherine e per gli “esperti”; ed è anche pronto a a commerciare nuovamente con Pechino. L’Italia non può, non deve far finta di niente, non può e non deve mantenere le relazioni con la Cina comunista per rispetto alle vittime della pandemia. Sarebbe troppo facile per i comunisti cinesi, troppo facile distruggere l’economia italiana per poi magari acquisire aziende in fallimento nel nostro Paese.

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