sabato 9 maggio 2020

Se ridessimo alla Cina nazionalista di Formosa il seggio alle Nazioni Unite preso dalla repubblica comunista?



La questione riguardante lo status politico di Formosa e il difficile rapporto con la Cina ha radici lontane a partire dalla fine della guerra civile cinese nel 1949, quando il legittimo governo della Repubblica nazionalista cinese si ritirò a Taipei e mantenne il controllo sull’arcipelago delle Isole Matsu. Il 1 ottobre 1949 nella Cina continentale fu istituita la repubblica popolare comunista, che non è, né è stata il legittimo successore della repubblica nazionalista. Allora i nazionalisti di Chiang Kai-shek (蔣中正, Jiǎng Jièshí) si rifugiarono sull’isola di Formosa. Purtroppo, da quando la Repubblica nazionalista cinese perse il suo seggio alle Nazioni Unite in qualità di rappresentante della nazione cinese nel 1971, sostituita dalla repubblica popolare comunista, la maggior parte degli stati sovrani hanno spostato il loro riconoscimento diplomatico alla repubblica comunista. Anche se gli Stati Uniti hanno sempre assicurato il sostegno militare. anche se Formosa intrattiene rapporti di collaborazione e di commercio arrivando ad essere riconosciuta da 17 stati in tutto il mondo (Belize, Città del Vaticano, Guatemala, Haiti, Honduras, Kiribati, Isole Marshall, Nauru, Nicaragua, Palau, Paraguay, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Swaziland, Tuvalu). Noi anticomunisti siamo convinti che Formosa, le Penghu, Kinmen e le Matsu debbano essere formalmente indipendenti dalla repubblica comunista e che debbano costituire una repubblica cinese nazionalista, in alternativa netta, categorica e definitiva allo stato comunista. De ciò discende che la comunità internazionale occidentale dovrebbe, rimediando al gravissimo errore del 1971, riconoscerla diplomaticamente sia come stato sovrano che come legittima rappresentante della nazione cinese. La repubblica nazionalista cinese di Formosa è ad oggi uno Stato de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu, che nella sua costituzione rivendica sia la Cina continentale che la la Mongolia Esterna. Noi anticomunisti crediamo fermamente che la repubblica nazionalista cinese di Formosa sia l'unica degna rappresentante della nazione cinese e che uno stato - canaglia quale la repubblica comunista non meriti alcun riconoscimento né diplomatico né commerciale. Sono, disgraziatamente, invece molti i Paesi che hanno deciso di terminare i rapporti diplomatici con Formosa, come il Burkina Faso ed El Salvador, ultimo in ordine di tempo ad aver rotto i rapporti con l’isola, per rientrare nell’orbita comunista di Pechino e godere degli illusori, come avete già visto in un nostro articolo precedente, "benefici economici" derivanti da quella gabbia politica totalitaria che è la "Nuova via della seta". Sarebbe fondamentale (e lo dovrebbe per qualsiasi conservatore e liberale che abbia giustamente orrore del comunismo) che Formosa ritornasse ad "esistere diplomaticamente" e che le siano riaperti gli accessi alle organizzazioni internazionali e alle Nazioni Unite. Come ha chiesto, nel 2016, Michael Tsai Ming-hsien, ex ministro e leader della Taiwan United Nations Alliance, un’organizzazione non governativa. Sul fronte economico c’è da dire che Formosa sta conservando il suo vantaggio tecnologico (che di recente ha dimostrato di avere un peso notevole anche grazie a casi Zte e Huawei, quando sono stati giustamente bandite le due aziende della repubblica comunista) nella produzione di microprocessori di cui Taiwan è uno dei maggiori produttori insieme agli Stati Uniti e alla Corea del Sud. Anche per quanto concerne la produzione di semiconduttori, il colosso mondiale Taiwan semiconductor manufacturing company (TSMC)9, ha garantito di rimanere nella sede nel Hsinchu Science Park di Hsinchu. In questo scenario c’è la posizione notevolissima del presidente statunitense Donald Trump nei confronti di Formosa, infatti la politica del presidente Trump è apprezzata al governo di Taipei, visto che ha rafforzato i legami tra gli Stati Uniti e Formosa, scegliendo la cosiddetta politica di “contenimento”. Mentre l’Unione Europea (ossia il vero e proprio "ventre molle" dell'Occidente) sconsideratamente conferma e legittima le rivendicazioni comuniste di Pechino, attraverso il documento che i membri di altissimo livello dell’Unione Europea hanno firmato nel luglio del 2018 alla presenza del primo ministro cinese, Li Keqiang, in cui viene ribadito che “l’Unione europea riconferma la sua One China policy”. Una chiara legittimazione della posizione comunista, da parte dell’Unione Europea e che si collega al delicato momento attuale in cui il governo comunista di Pechino fa dichiaratamente pressing su un'Italia purtroppo alleata di fatto allo stato - canaglia comunista, a causa del governo di centrosinistra Conte/Di Maio. Da stato totalitario ed aggressivo qual'è la repubblica comunista è fermamente convinta di prendersi Formosa entro il 2050, l’anno dopo il centenario della fondazione della repubblica popolare comunista cinese. L’isola di Formosa, che dista solo 180 chilometri dalla Cina continentale, ha un immenso valore strategico. L'appropriazione di Formosa da parte di Pechino sarebbe pericolosissima in quanto amplierebbe enormemente la portata della potenza militare della repubblica comunista nel Mar Cinese Meridionale, bacino d’acqua di cui Pechino rivendica la sovranità per circa il 90%.

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