mercoledì 13 maggio 2020

I primi drammatici effetti della "ripartenza" che non c'è



Purtroppo, insieme all'inesistente "ripartenza", cominciano gli effetti drammatici, drammaticissimi. E’ un vero e proprio dramma quello che stanno attraversando gli imprenditori in questi tempi in cui un governo, un Comitato tecnico-scientifico ed altre organizzazioni che non comprendono assolutamente niente di economia decidono dei destini delle loro imprese. Già piegati dagli errori dei precedenti governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, adesso il governo Conte dà agli imprenditori il colpo più forte. Questa falsa "riapertura" a base di misure di sicurezza costosissime causa agli imprenditori (dopo la lunga, sbagliata chiusura e l'inservibile "decreto liquidità") un ulteriore danno economico da cui rialzarsi sarà impossibile. Finora, gli imprenditori hanno tentato di fare i conti e di tirare avanti, però, adesso, questa falsa "ripartenza" ed il prolungamento dello stato di emergenza hanno cancellato ogni speranza. I risultati sono, purtroppo, i suicidi degli imprenditori. L'Osservatorio ''Suicidi per motivazioni economiche'' della Link Campus University - Osservatorio permanente sul fenomeno delle morti legate alla crisi e alle difficoltà economiche avviato nel 2012 - pubblica oggi i dati aggiornati lanciando un severo allarme per il dramma che si sta consumando nel nostro Paese: ''quella che osserviamo - dichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale e direttore dell'Osservatorio ''Suicidi per motivazioni economiche'' - è una tragedia nella tragedia in cui alle già tante vittime del Coronavirus occorre sommare i tanti, troppi suicidi legati agli effetti economici dell'emergenza sanitaria. I dati - prosegue il sociologo Ferrigni - sono impietosi: dall'inizio dell'anno sono già 42 i suicidi, di cui 25 quelli registrati durante le settimane della chiusura forzata; 16 nel solo mese di aprile. Questa ''impennata'' risulta ancor più preoccupante se confrontiamo il dato 2020 con quello rilevato appena un anno fa: nei mesi di marzo-aprile 2019, il numero delle vittime si attestava infatti a 14, e il fenomeno dei suicidi registrava la prima vera battuta d'arresto dopo anni di costante crescita''. Di pochissimi giorni fa la notizia dell’imprenditore Antonio Nogara, di Napoli, morto suicida attanagliato dalle preoccupazioni e dalle difficoltà di una crisi che in questi mesi di ”fermo” non aveva certo risparmiato la sua impresa, i dipendenti e le sue responsabilità come titolare d’azienda. Si è tolto la vita, impiccandosi nei capannoni della sua azienda, situata alla periferia est di Napoli, quando ormai aveva perso tutte le speranze: le notizie aveva contribuito a levargli ogni speranza, creandogli un malessere tale da non trovare alcuna soluzione. Ha lasciato una lettera d’addio per spiegare come il suo tragico gesto sia legato a motivi di natura economica. Racconta un amico al Corriere della Sera: “era un riferimento positivo. Se lo Stato non interviene prontamente, ci saranno altri casi come il suo. Per un imprenditore è dura sentirsi umiliato. Se ci sono le tasse ci devono essere anche gli aiuti concreti nel momento del bisogno”. Un altro caso straziante, dopo quello di Carmelo Serva, un ristoratore. A questi numeri, di per sé già spaventosamente significativi, vanno poi aggiunti anche quelli relativi ai tentati suicidi: 36 da inizio anno, 21 nelle sole settimane di chiusura forzata. Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio alzano a 1.128 il totale dei suicidi legati a motivazioni economiche in Italia dal 2012 a oggi, e a 860 i tentati suicidi. Le vittime, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio, sono per lo più imprenditori: 14, sul totale dei 25 casi registrati nel periodo del blocco. Un numero raggelante che sottolinea, ancora una volta, e oggi con maggiore forza, la necessità di intervenire con misure e interventi a sostegno del tessuto imprenditoriale. “Pochi mesi fa il nostro Osservatorio rimarcava, in un contesto di fiducia dato dal generalizzato calo del numero dei suicidi, soprattutto tra disoccupati e precari, l’esigenza di un programma di politiche economiche più ampio e strutturato, capace di guardare in modo particolare alle imprese e agli imprenditori”. “Oggi più che mai questa esigenza diventa stringente – conclude Nicola Ferrigni – non solo per ricostruire il nostro Paese e per far ripartire l’economia, ma anche per prevenire quella che si sta delineando come una strage silenziosa, di cui le principali vittime sono gli imprenditori in difficoltà”. Lo abbiamo già scritto, lo riscriviamo e lo riscriveremo: se non si vuole giungere ad una crisi irrisolvibile, sono indispensabili sia un governo che abbia la fiducia dei mercati che l'abrogazione di tutte le misure eccessivamente stringenti di sicurezza che bloccano la ripresa economica.

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