mercoledì 13 maggio 2020

Ecco come funziona la “piovra” cinese



di Graziano Davoli

La pandemia da COVID-19 ha risvegliato una parte di Occidente dal sonno eterno che ha impedito di distinguere gli alleati dagli avversari. Pochi leader coraggiosi hanno tirato giù il drappo che nascondeva al mondo l’immagine del Partito Comunista Cinese. Una mole smisurata, lunghi tentacoli che penetrano in ogni anfratto di realtà. Questa creatura l’anno prossimo compirà 100 anni, una manciata di sabbia al cospetto della storia, che è bastata ad alcuni studenti universitari per creare una vera e propria macchina burocratica. Il PCC si presentava inizialmente come aperto e flessibile, il suo sguardo era rivolto alle masse contadine, bastava giurare fedeltà alla causa rivoluzionaria e contribuirvi attivamente per entrarne a far parte. La mutazione cominciò con la nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, all’interno del partito sorsero gli “intellettuali” ai quali era richiesto semplicemente di conoscere alla perfezione i principi del “Libretto rosso”. Nel 1978 Deng Xiapoing attuò alcune riforme economiche che aprirono il paese all’economia di mercato, gli “intellettuali” si trasformarono in “tecnocrati”. La leadership di Jiang Zemin trasformò il PCC nella piovra che conosciamo oggi. La cosiddetta dottrina delle tre rappresentanze permise al partito di affondare i propri tentacoli nella filiera produttiva; nel mondo della cultura dando al marxismo una dimensione nazionale ma soprattutto nella vita dei cinesi che non avrebbe più lasciato. Gli scandali che portarono al potere Xi Jinping permisero al partito di rafforzare le proprie spire, lo studio delle teorie marxiste venne imposto negli atenei universitari e vennero istituite alcune attività “ricreative” (ovviamente obbligatorie) legate al cosiddetto “turismo rosso”. Il PCC è l’unico vero ascensore sociale per i giovani cinesi che aderendovi possono accedere a professioni meglio retribuite, proprio per questo chi desidera entrarvi è sottoposto ad una rigorosa selezione. Occorre presentare domanda all’unità locale e deve essere scritta rigorosamente a mano per dimostrare buona volontà. Successivamente i candidati vengono formati dalle organizzazioni giovanili per diventare membri. Dopo un anno di formazione il candidato deve ricevere il sostegno di due membri ufficiali, si trova così ad affrontare un periodo di prova nel quale partecipa alle riunioni senza votare. Viene dunque “educato”dai gruppi di partito fino al giuramento. Comincia la scalata ai vertici. Attualmente il partito conta all’incirca 90 milioni di membri, tuttavia pochissimi ascendono al Congresso Nazionale, l’unica forma di democrazia interna. I suoi membri si riuniscono ogni cinque anni a Pechino e hanno il compito di deliberare le linee guida del partito, di eleggere gli organi superiori, di rinnovare la costituzione e di approvare il rapporto politico del leader uscente. Chi si distingue all’interno del Congresso Nazionale entra a far parte del Comitato Centrale che si riunisce una volta all’anno in sessione plenaria. Le sessioni sono in tutto sette. La prima esprime gli organi principali: Politburo, Comitato Permanente e Segretario Generale. La seconda si occupa delle nomine di stato. La terza decreta le riforme economiche. La quarta determina la governance. La quinta rinnova i piani quinquennali. La sesta si occupa del rinnovo dell’apparato ideologico. La settima approva gli emendamenti allo statuto del PCC. Il Comitato Centrale elegge i 25 membri del Politburo, il centro decisionale, che si riunisce ogni due mesi. Il Comitato Permanente del Politburo ha pari importanza. I suoi sette membri vengono eletti ogni cinque anni e si riuniscono una o due volte alla settimana. Le decisioni al suo interno devono essere unanimi. Infine vi è il Segretario generale che ricopre il ruolo di presidente della Repubblica Popolare Cinese e della Commissione militare centrale. Non stupisce l’amore disperato del governo per Pechino. Il suo azionista di maggioranza possiede una struttura simile. Un capo indiscusso ai vertici che fa il bello e il cattivo tempo attraverso una piattaforma online, unico barlume di democrazia interna offuscato da continui problemi sistemici ogni volta che si vota in difformità con la linea ufficiale.

Fonte: L'Occidentale

Nessun commento:

Posta un commento